martedì 30 agosto 2016

LADY OSCAR, NUOVA EDIZIONE


Per festeggiare il 45° anniversario manga Versailles no Bara e il 50° di carriera della sua autrice (che cadranno nel 2017) Riyoko Ikeda, la casa editrice giapponese Fukkan.com ha annunciato una nuova edizione deluxe della serie, il cui primo volume uscirà il 16 settembre di quest'anno. Tale lussuosissima ristampa sarà compost di sette volumi cartonati da 280 pagine con rilievi dorati in formato B5 (17.6 x 25 cm), lo stesso della rivista Margaret su cui uscirono originariamente i capitoli. Inoltre, conterrà tutte le pagine a colori originali, i frontespizi, le anticipazioni dell’epoca, intervista all’autrice, articoli sulla serie, schede dei personaggi e gallerie di illustrazioni. In Italia i volumi possono essere richiesti a fioridiciliegioadriana@gmail.com.
Per chi non conoscesse la serie, questo manga di Riyoko Ikeda dal titolo originale Versailles no Bara (“Le rose di Versailles”), affettuosamente chiamato Berubara dai suoi fan, in Giappone viene pubblicato per la prima volta a puntate sul settimanale per ragazzi Margaret, edito da Shueisha. Tra il 1972 e il 1973 escono le 82 puntate da cui è composto. Secondo quanto narratovi, nel 1755, in diversi Paesi europei, nascono tre persone in seguito destinate a incontrarsi a Versailles, in Francia. In Svezia nasce Hans Axel Von Fersen, primogenito di un senatore di nobile estrazione. Marie Antoniette Josephe Jeanne d'Asburgo-Lorena nasce in Austria, è la nona figlia di Maria Teresa, imperatice d'Austria, principale potenza europea insieme alla Francia. Oscar François de Jarjayes vede invece la luce in un palazzo aristocratico non lontano da Versailles. Sono i tre personaggi citati i principali protagonisti di tutto il manga, anche se è Oscar colei che attira maggiormente le simpatie dei lettori, tanto da spingere gli editori italiani a cambiare il titolo della serie proprio in Lady Oscar (ma anche rifacendosi al titolo della serie televisiva).


martedì 23 agosto 2016

IL JAMES BOND GIAPPONESE





Lo scrittore Ian Fleming crea Bond nel 1953, grazie al romanzo Casino Royal, e nei quattrodici libri (12 romanzi e due raccolte di racconti) dedicatigli descrive sempre succintamente il personaggio, conferendogli un aspetto lievemente più tenebroso di quello della sua versione cinematografica. Attraverso la lettura delle sue avventure è possibile farsi un quadro di tutta la vita del personaggio. Figlio di padre scozzese e madre svizzera, che periscono in un incidente quando è ancora un ragazzo, Bond viene affidato alle cure di una zia che vive nel Kent. Frequenta il prestigioso collegio inglese Eton, ma ne viene espulso per questioni di sesso. Passa a Fettes, ove pratica anche pugliato e judo. In seguito entra nel Ministero della Difesa Britannico e, al termine della Seconda Guerra Mondiale, nei Servizi Segreti. Il numero 007, che lo identifica, indica anche la sua particolare qualifica, dato che il doppio zero è sinonimo di “licenza di uccidere” assegnata solo agli agenti migliori e più fidati. 
Il successo arriva velocemente e, anche se i salotti letterari non vedono di buon occhio quelle storie fatte di spie e condite di sesso, il pubblico comincia ad amare il personaggio, anche fuori dall'Inghilterra. 
James Bond diventa quindi appetibile anche per il cinema, e Dr. No è il titolo del suo primo film (giunto in Italia come Licenza di uccidere), uscito nelle sale inglesi nel 1962 e in quelle statunitensi nel 1963. Ne seguono molti altri, fino ai giorni nostri.
In pochi sanno, però, che prima del Bond cinematografico è nato quello fumettistico. Già nel 1958 il quotidiano inglese Daily Express ospita una striscia scritta da Anthony Hern e disegnata da John McLusky. Curiosamente, il Bond disegnato da McLusky ricorda più il Daniel Craig dei giorni nostri che non il Sean Connery degli anni Sessanta.
Ma altri mercati desiderano fumetti locali, così negli Stati Uniti vengono prodotte storie apposite, prima dalla Dc Comics, poi da altri tra cui la Marvel. 
Anche il Giappone fa la sua parte, e a portare sulla carta 007 negli anni Sessanta viene chiamato Takao Saito, che in seguito diverrà noto al grande pubblico soprattutto per il killer Golgo 13. Saito adatta a fumetti quattro film di Bond, recentemente ristampati in altrettanti volumi: “Live and let die”, “Thunderball”, “On her Majesty’s Secret Service” e “The Man with the Golden Gun”. Il mangaka realizza tavole ricche di vignette (in quantità decisamente superiori rispetto ai normali standard giapponesi), con un tratto pulito e sottile e uno scarso uso dei retini. Tavole ricche d’azione, mentre il suo Bond fisicamente ricorda molto Golgo 13. Insomma, uno 007 molto nipponico, che ora è finalmente possibile riapprezzare.

NOTA: in Italia i quattro volumi manga sono acquistabili da fioridiciliegioadriana@gmail.com. Presso lo stesso recapito è possibile acquistare pezzi vintage, come i dischi a 45 giri di Bond in edizione giapponese o pamphlet dedicati ai film.





lunedì 22 agosto 2016

UN GIAPPONESE AL LOUVRE


Nato nel 1793, il Louvre, sito a Parigi, è uno dei primi musei europei, dopo l'Ashmolean Museum di Londra (1683), la Gemaldegalerie di Dresda (1744) e i Musei Vaticani (1784). Il museo ospita opere di Sandro Botticelli, François Boucher, Agnolo Bronzino, Annibale Carracci, Caravaggio, Correggio, Paul Cézanne, Jacques-Louis David, Edgar Degas, Eugène Delacroix, Leonardo, Marco Palmezzano, Raffaello, Rembrandt, Pieter Paul Rubens, Jan Vermeer e molti altri. Si tratta di un'istituzione che riveste un ruolo fondamentale nella vita culturale francese e internazionale. L'insieme dei sette dipartimenti in cui è suddiviso documenta l'evoluzione dell'arte antica presso le civiltà del Mediterraneo e di quella europea dall'alto medioevo alla prima metà del XIX secolo. La sua storia è strettamente legata a quella della Francia, alle vicende politiche e alle trasformazioni che hanno caratterizzato il Paese. Tra i suoi dipinti più famosi vi è la celebre Gioconda di Leonardo da Vinci.
I giapponesi, da sempre amanti della cultura europea, sono tra i suoi visitatori più assidui. Se, poi, si associa il Louvre al mondo dei manga e degli anime (i fumetti e i cartoni animati giapponesi) un personaggio sale immediatamente alla ribalta: Lupin III. Il famosissimo ladro, nel corso delle sue molteplici avventure, progetta più volte colpi a danno del museo, sottolineando in tal modo sia il valore artistico (ed economico) di ciò che custodisce, sia la popolarità di cui gode presso il lontano Paese asiatico. In questa sede, tuttavia, ci occupiamo di un altro “giapponese disegnato” che si reca a fare visita a quel luogo di cultura con intenti meno fraudolenti: Jiro Taniguchi. Mangaka popolare in Europa, in particolare in Italia e Francia, dove ha trovato una sorta di seconda casa artistica, Taniguchi scrive e disegna il volume “I guardiani del Louvre”, nel quale un disegnatore giapponese (in parte ricalcato su se stesso) si reca in visita al tanto famoso quanto vasto museo perdendosi, letteralmente, tra le sue stanze e le sue opere. La personale visione di Taniguchi del Louvre è subito evidente, dato che lo tratteggia più come qualcosa di magico, un mezzo in grado di trasportare in altri tempi e luoghi, che non un luogo prettamente fisico e statico. Per motivi non spiegati, e in fondo poco importanti, il protagonista ha accesso ad altri livelli di visione e conoscenza negati agli altri visitatori. Viene avvicinato da figure definite i guardiani del Louvre, in particolare da una sorta di reincarnazione della Nike di Samotracia. La statua della dea della vittoria, che ha acquisito carne e ossa, gli spiega che si stanno muovendo in una dimensione che esiste solo nella sua mente, un luogo più vicino alla realtà che al sogno. A quel punto è per lui possibile, anche se non in modo volontario e prevedibile, spostarsi nel tempo e nello spazio, incontrare Van Gogh nel suo ritiro bucolico, osservare lo smantellamento del museo allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, dialogare con artisti che non sono più vivi da secoli. Insomma, il museo come sogno, come viaggio, come porta di accesso a una conoscenza più ampia, che travalica ogni limite. Quello che, in fondo, dovrebbe essere ogni museo per chi è veramente attratto dalla sete di conoscenza. C’è in questo senso, una critica non troppo velata all’appiattimento dell’opera d’arte, che talvolta diventa una mera attrazione turistica. Questa considerazione viene fatta proprio davanti alla Gioconda, nota anche come Monna Lisa, celeberrimo quadro di Leonardo da Vinci. Questa donna con un'espressione pensierosa e un leggero sorriso, quasi enigmatico, diventa quasi il simbolo di un’arte banalizzata, trasformata in meta vacanziera e oggetto di selfie da frotte di visitatori che somigliano più a villeggianti che ad appassionati d’arte. Ma è solo un attimo, poi la narrazione si rituffa in mezzo a opere e artisti, spostandosi continuamente avanti e indietro nel tempo, in mezzo a quella fonte inesauribile di bellezza e riflessioni. Il segno pulito di Taniguchi aggiunge arte all’arte, riproducendo molti quadri nelle sue tavole. Il suo stile nipponico si adatta un poco alla bande dessinee, il fumetto francese, nel grade formato e nel colore, puntando su tinte tenui, delicate, che mutano nelle tonalità a seconda delle esigenze narrative. Il volume, in fondo, è anche la celebrazione di una felice unione che dura da tempo, quella tra la Francia e Taniguchi. Nominato Cavaliere dell’ordine delle Arti e delle Lettere dal governo francese, chiamato da marchi del calibro di Louis Vittuon e Cartier a realizzare immagini che esaltino i loro prodotti di lusso, Taniguchi in Francia è di casa, anche se ancora fatica un poco ad abituarsi a tutte queste attenzioni. Perché se il Giappone è uno dei mercati più grandi e vivaci al mondo per la produzione di fumetti, è difficile che questi vengano valorizzati come opere d’arte. Fortunatamente c’è il Louvre, che gli ha commissionato questo bel volume, a ricordargli che l’arte non ha confini.



Jiro Taniguchi
I guardiani del Louvre
Rizzoli - Lizard
pp. 160
euro 19,00