![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijPhqJlIbFpk_Az2LVBNkKv9gmwZxmtoG9EYs_Ol4B8JaYa5l5Yxn67-oW540x6uk8Q3H90HcTZfjsooCikkBG8I9wSwfsIU4WPQ-O4Ji97KnzWM-xFdZhibQxyFUBJiUdllURxZOvccU/s640/9788871082073_quarta.jpg)
“Un Giappone tutto sbagliato” è il sottotitolo di questo volume uscito qualche anno fa ma ancora attualissimo, a metà tra resoconto di viaggio romanzato e saggio sociologico, scritto però in modo scorrevole e intrigante. Tutto parte da un'idea dell'autore, l'americano di origine australiana Peter Carey, che decide di intraprendere un viaggio a Tokyo col figlio dodicenne Charley. Ben presto il percorso di tale viaggio darà vita a lunghe discussioni tra i due su quale sia il “vero” Giappone (e quindi sulle cose da visitare). Quello di Peter, fatto di teatro kabuki, forgiatori di spade e ryokan con tatami? Oppure quello di Charley, con i suoi manga, i videogiochi, il quartiere dell'elettronica? Ne emerge un quadro sfuggente e contraddittorio del Paese del Sol Levante, eppure affascinante e per certi versi misterioso. I due si recano anche in visita ad alcuni studi d'animazione, per intervistare importanti registi come Yoshiyuki Tomino e Hayao Miyazaki (indovinate a chi piace uno e a chi piace l'altro…) ottenendo risposte sorprendenti: Tomino non è affatt interessato a Gundam, Miyazaki si sforza di comunicare con Charley con gesti e disegni. Alla fine, protagonisti e lettori non sanno dire quale sia il “vero” Giappone e quello “sbagliato”, ma certo è che questa esperienza gli ha insegnato molto, soprattutto a non fidarsi delle apparenze.
PETER CAREY
Manga, fast food e samurai
Feltrinelli
Nessun commento:
Posta un commento