lunedì 22 aprile 2019

TANIGUCHI IN EDICOLA


Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport hanno annunciato (prima uscita 27 aprile) una collana di volumi interamente dedicati al mangaka Jiro Taniguchi (1947 - 2017), autore che per la prima volta approda nelle nostre edicole dopo circa due decenni di presenza nelle librerie.
Ho incontrato per la prima volta Jiro Taniguchi nel 1996, se non sbaglio era novembre, nel corso del mio primo viaggio a Tokyo.
All'epoca, in Italia, nessuno sapeva niente di questo autore, anche se un suo volume (o meglio metà di esso) era già stato pubblicato, ma era passato del tutto inosservato. Si trattava di Hotel Harbour View. Io stesso non avevo un quadro completo delle sue opere e non era stato Hotel Harbour View a colpirmi, bensì un manga molto più "semplice" e intimista, dal titolo Aruko Hito ("L'uomo che cammina"), trovato presso lo stand della Kodansha a una Fiera del Libro di Bologna. Potete immaginare la perplessità della casa editrice Kodansha di fronte a una mia richiesta (all'epoca giornalista assolutamente sconosciuto a qualsiasi editore nipponico) di intervistare Taniguchi. Evidentemente la curiosità e la passione che mi avevano spinto fino a quel lontano Paese (accompagnate da una certa sfrontatezza) devono aver colpito gli affabili redattori del settimanale Morning, che in pochi giorni organizzarono un incontro con l'autore. In una rumorosa caffetteria di Tokyo mi ritrovai quindi faccia a faccia con questo signore di cinquant'anni (era nato il 14 agosto 1947), di piccola statura, con un bel paio di baffi e dei capelli insolitamente lunghi per un giapponese. Ricordo ancora che mi fece l'impressione di un tranquillo signore inglese. Taniguchi inconsapevolmente mi fece un gran regalo, estrasse da una grande cartella che aveva con sé due enormi tavole ancora a matita: erano le prime pagine (con una spettacolare veduta di Tokyo dall'alto) della storia che stava disegnando su testi di Moebius: Icar. Io ero la prima persona al mondo a vedere quelle tavole, che non erano ancora state visionate nemmeno da Moebius e dalla redazione di Morning. Un primo incontro fruttuosissimo in cui tra l'altro Taniguchi confermò la sua passione per alcuni autori europei, «mi piacciono i fumetti di Attilio Micheluzzi, amo il disegno di Vittorio Giardino, conosco i lavori di Silvio Cadelo…», affermò col suo consueto fare tranquillo.
Di acqua ne è passata sotto i ponti e oggi, per quanto poco noto al grande pubblico, Taniguchi è molto apprezzato dagli appassionati di fumetti, anche italiani, dopo, inutile nasconderlo, una forte difficoltà iniziale incontrata per farlo apprezzare e pubblicare dagli editori nostrani. Ricordo la sua felicità quando un suo volume, proprio L’uomo che cammina, venne inserito nella collana di fumetti edita come allegato da La Repubblica (la prima collana di questo genere, che ha aperto la strada a tutte le altre). Lui, unico autore giapponese, si trovava in mezzo ai più grandi artisti di tutto il mondo. Ecco, mi spiace solo questo, che non possa vedere questa collana a lui interamente dedicata, dimostrazione che quel precedente con La Repubblica non fu solo un caso e che rientra a pieno merito tra quei grandi che tanto stimava. Ciao, Jiro, ci vediamo nei tuoi fumetti.

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