domenica 27 ottobre 2019

NELL'ANTICO GIAPPONE

 

Meglio non fidarsi del grottesco kappa, verde esserino dal corpo simile a quello di una rana, poiché assai propenso agli scherzi, inclusi quelli pericolosi o di cattivo gusto. Ma bisogna prestare attenzione anche all'affascinante tengu, alla bellissima yukionna, e all'ingannevole e ambiguo konakijiji. Di fronte ai terribili oni, poi, la soluzione migliore è fuggire a gambe levate. Questi esseri in Giappone sono noti come ayakashi o mononoke, ma soprattutto come yokai. Yokai può essere tradotto come “mistero inquietante”, si tratta di creature differenti dagli esseri umani e dagli animali, sorta di via di mezzo tra questi due mondi, dall’aspetto e dai comportamenti bizzarri.
In Occidente, in mancanza di un corrispettivo, la parola yokai viene spesso tradotta come "mostro" o "fantasma", tuttavia queste fantastiche creature vantano una natura assai differente da quella dei mostri europei. Inoltre, per quanto mostruosi, gli yokai sono talmente radicati nella cultura popolare da diventare talvolta persino simpatici, sorta di “pupazzetti” protagonisti di racconti di ogni tipo, inclusi manga e anime, i fumetti e i cartoni animati giapponesi. La loro origine, comunque, resta abbastanza spaventosa, come la maggior parte dei racconti che li vede protagonisti.
L’italiana Elisa Menini ha scelto di fare proprio quell’universo fantastico di storie e personaggi suggestivi e di raccontarli tramite immagini, sotto forma di fumetti insomma. Nel farlo ha scelto anche di abbracciare l’immaginario grafico del Giappone, pur reinterpretandolo in una chiave moderna e personale. Basta uno sguardo alla prima tavola della prima storia della raccolta Nippon Floklore per rimanere incantati di fronte alla forza evocativa del suo disegno, immersi in un paesaggio dai colori che sanno di antico e carico di elementi iconografici che immediatamente rimandano al Giappone tradizionale, bucolico, feudale, iconico. Il monte Fuji, il sole, la vegetazione, forme stilizzate eppure ricchissime graficamente e narrativamente. Elisa sposa l’immaginario grafico delle stampe ukiyo-e. Con questo nome, che letteralmente significa “immagini del mondo fluttuante”, si definisce una particolare tecnica xilografica basata sulla riproduzione di un’immagine su apposite tavolette di legno di ciliegio; queste ultime venivano incise dall’artista in modo da lasciare in rilievo solo le parti che compongono l’immagine finale, per realizzare la quale sono necessarie tante tavole quanti sono i colori da impiegarsi nella stampa. Le stampe ukiyo-e nascono nel diciassettesimo secolo, ma all’epoca sono monocromatiche o colorate a mano, mentre un centinaio di anni dopo, grazie al perfezionamento delle tecniche xilografiche, divengono policromatiche. Artisti come Hokusai e Hiroshige, famosissimi in Giappone sono ancora oggi fonti di ispirazione per i mangaka (gli autori di fumetti) e ormai popolari anche in occidente. La nostra fumettista ovviamente non utilizza le antiche tecniche della xilografia, ma punta a risultati simili, quantomeno altrettanto evocativi. E anche le pose dei personaggi, con le gambe incrociate, gli occhi sgranati, gli atteggiamenti esasperati sono in qualche modo figlie di una scuola grafica lontana nel tempo e nello spazio. I principali protagonisti, come dicevamo, sono yokai, creature fantastiche, animali dotati di parola e speciali caratteristiche, come un gatto a due code, una volpe in grado di trasformarsi, un granchio vendicativo. Non mancano però i personaggi umani, come il contadino pigro ma furbo, l’ubriacone avventato e via dicendo. Popolani che incrociano le proprie strade con quelle delle creature fantastiche, alle prese con un mondo naturale affascinante ma al tempo stesso pericoloso. A volte le storie contengono una morale, come potrebbe essere nelle fiabe dei fratelli Grimm o in quella della saggezza contadina, ma nella maggior parte dei casi si limitano, se questo è limitarsi, a stupire e divertire. Elisa Menini punta molto sull’aspetto grafico, le sue tavole di grande formato contengono poche vignette, talvolta solo una, per dare ampio respiro a curate composizioni dove il dettaglio riceve la medesima attenzione dell’insieme, in cui ogni elemento è perfetto in sé e armonioso nel complesso. Se proprio vogliamo trovare un difetto a un lavoro tanto curato è il non essersi spinti oltre anche nell’uso dei termini: gli orchi in Giappone si chiamano Oni e le polpette di riso in realtà sono onigiri. Valutando l’edizione del volume, non si può che elogiarne le grandi dimensioni, la qualità di carta e stampa e la bella grafica, ma allo stesso tempo non si può fare a meno di notare la mancanza di una introduzione che spieghi le connessioni con l’arte giapponese e di una biografia dell’autrice. Ai tempi di internet gli editori spesso demandano ai lettori il compito di trovare tali informazioni in rete, ma se i primi mettono tanta cura in un’edizione cartacea, e i secondi dimostrano di apprezzare la tangibilità dell’opera, perché privarla di una delle sue componenti? In ogni caso, Nippon Folklore resta un volume splendido, da leggere come un fumetto e da ammirare come una raccolta di stampe ukiyo-e. 


LA SCHEDA
Elisa Menini (testi e disegni)
Nippon Folklore leggende e miti dal Sol Levante
Oblomov
pp. 128, euro 20,00

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