L’albo di cui parliamo in questa sede, Astromostri, rompe anche alcuni tabù grafici bonelliani, come la rigida impostazione delle tavole con vignette rettangolari poste su tre file (mediamente sei vignette a tavola) consentendo al disegnatore, Maurizio Rosenzweig, tradizionalmente anarchico nelle sue scelte grafiche, di optare per soluzioni ardite come vignette a doppia pagina, tavole impostate in verticale, sequenze mute, inquadrature oblique. Il tutto con un disegno personale, ricco di un tratteggio che dà corpo a diversi gradi di grigio, a personaggi e ambienti che rifuggono le “carinerie grafiche” a favore di una maggiore credibilità. Per quanto il disegno sia di matrice europea, alcune sequenze richiamano un’impostazione orientale, nipponica, e la cosa è evidentemente voluta, dato che il fumetto è ambientato in Giappone.
Lo sceneggiatore, Antonio Serra, grande amante dell’immaginario del Sol Levante, riversa le proprie passioni nella storia, mettendo in scena un plot fatto di mistero, fantascienza e kaiju (i mostri giganti alla Godzilla). Il suo protagonista, l’americano John, dopo la Seconda Guerra Mondiale decide di trasferirsi a Tokyo poiché in tale scelta vede una strada verso il futuro. Così si piomba nel 1965, con John che lavora per il cinema e coltiva la sua passione per la fantascienza. È proprio in quel periodo che la locale cinematografia di genere ha un boom, con mostri, alieni, principesse marziane e dischi volanti. Un mondo immaginario che per John non lo è poi tanto, trovandosi al centro di una vicenda nella quale risulta difficile discernere tra realtà e fantasia, in una girandola narrativa che include un gran numero di citazioni che faranno felici gli amanti del Giappone ma potrebbero sfuggire a lettori meno avvezzi a quel mondo (ma c’è sempre googole per le ricerche). Persino il titolo è una citazione: Astromostri deriva da L’invasione degli astromostri, titolo italiano di La grande guerra dei mostri, lungometraggio giapponese del 1965 e sesto sequel di Godzilla, una delle pellicole preferite dai fan del genere, non tanto per lo scontata struttura narrativa ma per la presenza di più mostri, degli alieni Xiliens e dell’attrice nipponica Kumi Mizuno. Praticamente, il titolo risulta essere una dichiarazione d’intenti, che si conferma nella scelta dei costumi e nell’aspetto di alcuni personaggi, che sembrano usciti direttamente da quella pellicola. Insomma, gli autori strizzano l’occhio al lettore per invitarlo a seguirli in un viaggio fantastico che è anche un puzzle fatto di altri frammenti narrativi, di ricordi e suggestioni, pezzi di passato che narravano un futuro talvolta spaventoso ma sempre immaginifico e affascinante. Un grande gioco narrativo, in buona parte riuscito, soprattutto per chi si è cibato di quello stesso immaginario fantastico. Tuttavia, manca un quid per rendere l’albo veramente completo, una trama più articolata avrebbe infatti giovato a tutta l’operazione, che scevra di tutte quelle citazioni, seppur intriganti, rischia di essere troppo semplice, giocata su un balletto tra realtà e oniricità che non risulta certo nuovo in termini narrativi. Una lettura piacevole, insomma, graficamente innovativa, ma che avrebbe potuto essere qualcosa di più se avesse osato ulteriormente nel suo scardinare le convenzioni di quel fumetto popolare di cui è figlia ribelle.
LA SCHEDA
Antonio Serra, Maurizio Rosenzwaig
Astromostri (albo numero 61 della collana Le storie)
Sergio Bonelli Editore, pp. 112, euro 4,00
Nessun commento:
Posta un commento