Anticipo subito che non sono un grande fan di Hajime Sorayama, semplicemente perché al disegno iperrealistico preferisco quello maggiormente sintetico. Tuttavia, non si può negare la grande perizia tecnica di questo artista giapponese nato nel 1947, che fin da giovanissimo realizza immagini su carta. Tra le sue preferenze vi sono sempre state l'iperrealismo e l'erotismo, a tal punto che fu espulso da scuola a causa di una
dojinshi considerata troppo oscena,
Pink Journal. Dopodiché ha cominciato a lavorare come professionista, prima in pubblicità poi nell'illustrazione. A renderlo noto internazionalmente sono state le sue donne, statuarie e provocanti, iperrealistiche e fantastiche allo stesso tempo, lungamente immortalate su pagine di magazine come
Penthouse. Ma le sue donne più famose non sono donne, bensì robot, incredibili creature meccaniche dalle fattezze femminili, con il freddo metallo che riesce a essere fortemente sensuale. Poi ci sono le ginoidi, altre creature femminili, in cui l'organico si fonde con l'inorganico, la carne con l'acciaio. “Ho sempre amato il metallo”, afferma Sorayama sorridendo e confessando di essere un feticista “del metallo, dei vestiti sintetici, delle scarpe col tacco a spillo.” Le sue creature sono una particolare miscela di realismo e fantasia, di presente e futuro, con una sessualità trabordante che colpisce e talvolta inquieta al medesimo tempo. Sogni erotici di un etereo che cerca di farsi concreto, ma che rimane intangibile. Purtroppo nel volume
Venom, edito diversi anni fa dalla casa editrice spagnola Norma Editorial, non sono presenti robot e ginoidi, ma solo donne in carne e ossa, in pose talvolta parecchio audaci. In aggiunta, redazionali (in spagnolo) che spiegano le tecniche dell'artista. Il volume è esaurito da tempo, ma in Italia può essere trovato da fioridiciliegioadriana@gmail.com.
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