domenica 4 novembre 2018

BLANCA


Anni fa ho avuto il piacere di scrivere l'introduzione del volume Blanca, di Jiro Taniguchi, ancora disponibile oggi sotto forma di ristampa (Planet Manga). Qui sotto posto proprio quella introduzione.

Pare che i cani discendano dai lupi, ma sono ormai passati millenni da quando vagavano liberi nelle foreste. Da tempo immemore diventati mansueti, sono gli animali da compagnia per antonomasia, tanto da meritarsi la definizione di “migliori amici dell’uomo”.
Mentre scrivo queste righe Bill sonnecchia sdraiato dietro la mia sedia, su una coperta, vicino al caminetto acceso. Al piano di sopra, Napoleone preferisce il divano, indifferente ai suoni provenienti dal televisore. Sono, ovviamente, i miei due cani. Spesso li osservo. Guardandoli fissi cerco di cogliere nei loro occhi qualche bagliore della fierezza e della furia dei loro avi, ma in quelle sfere acquose non traspare nulla del genere. Tranquilli e un po’ annoiati si gustano i piccoli piaceri della vita: un buon sonno, il tepore della casa, l’attesa della cena. Tuttavia, convivo con dei cani da abbastanza tempo per non lasciarmi ingannare: quello che vedo è solo uno dei molteplici aspetti della loro natura. Portati nei boschi sono in grado di correre a perdifiato per delle ore, d’inverno possono resistere a temperature polari semplicemente arrotolandosi su se stessi, di fronte al pericolo sfoderano una dentatura temibile e uno sguardo che non promette nulla di buono. L’antico retaggio del lupo cova ancora dentro di loro, come la fiamma nella brace, pronto a riemergere nel momento della necessità e del pericolo.
La letteratura avventurosa ha saputo ben raccontare questa doppia anima del cane. Jack London, in particolare, l’ha dipinta a parole in romanzi immortali come “Zanna Bianca” e “Il Richiamo della foresta”. C’è molto di Buck, protagonista di “Il richiamo della foresta”, in Blanca. Entrambi si ritrovano sbalzati in un mondo nuovo e ostile, entrambi affrontano distese gelide e selvagge, in grado di resistere ai rigori del tempo e alla furia della natura, pronti a combattere gli esseri umani ma anche a difenderli a rischio della propria vita, quando li identificano come amici piuttosto che avversari. Anche questo fa parte della loro natura.
Jiro Taniguchi conosce bene i cani. Ha vissuto con loro e ha raccontato il profondo legame che si crea tra uomo e animale in quel piccolo capolavoro che è “Allevare un cane”. Ma, a suo stesso dire, tra i tantissimi manga realizzati in autonomia (senza uno sceneggiatore, cioè) è proprio “Blanca” la sua opera preferita. Forse perché dalle sue pagine la doppia anima canina, domestica e selvaggia al contempo, emerge appieno. Basta osservare un primo piano di Blanca, gettare uno sguardo fugace ai suoi occhi, per comprenderne il pensiero. Dolore, riconoscenza, fierezza, rabbia, ferocia sono tasselli di un complesso puzzle caratteriale che poco ha da invidiare a quello umano. Animale domestico suo malgrado restituito alla vita selvaggia, Blanca è capace di inaudita violenza come di struggenti gesti d’affetto. Al di là del suo straordinario addestramento, è un cane, semplicemente e meravigliosamente un cane. Non sarebbe giusto chiedergli nulla di più, attribuirgli nulla di meno. Vi lascio quindi alla lettura delle sue avventure, introducendole con le parole di Jack London: “Quella non era una vita oziosa, baciata dal sole, senza niente da fare se non passare il tempo e annoiarsi. Qui non c’era pace o riposo, né un attimo di respiro. Tutto era confusione e azione, e in ogni momento si rischiava la vita. Era assolutamente necessario stare sempre all’erta, perché quei cani e quegli uomini non erano cani e uomini di città. Erano dei selvaggi che non conoscevano altra legge che quella del bastone e della zanna.”

sabato 3 novembre 2018

LE DONNE DI SORAYAMA


Anticipo subito che non sono un grande fan di Hajime Sorayama, semplicemente perché al disegno iperrealistico preferisco quello maggiormente sintetico. Tuttavia, non si può negare la grande perizia tecnica di questo artista giapponese nato nel 1947, che fin da giovanissimo realizza immagini su carta. Tra le sue preferenze vi sono sempre state l'iperrealismo e l'erotismo, a tal punto che fu espulso da scuola a causa di una dojinshi considerata troppo oscena, Pink Journal. Dopodiché ha cominciato a lavorare come professionista, prima in pubblicità poi nell'illustrazione. A renderlo noto internazionalmente sono state le sue donne, statuarie e provocanti, iperrealistiche e fantastiche allo stesso tempo, lungamente immortalate su pagine di magazine come Penthouse. Ma le sue donne più famose non sono donne, bensì robot, incredibili creature meccaniche dalle fattezze femminili, con il freddo metallo che riesce a essere fortemente sensuale. Poi ci sono le ginoidi, altre creature femminili, in cui l'organico si fonde con l'inorganico, la carne con l'acciaio. “Ho sempre amato il metallo”, afferma Sorayama sorridendo e confessando di essere un feticista “del metallo, dei vestiti sintetici, delle scarpe col tacco a spillo.” Le sue creature sono una particolare miscela di realismo e fantasia, di presente e futuro, con una sessualità trabordante che colpisce e talvolta inquieta al medesimo tempo. Sogni erotici di un etereo che cerca di farsi concreto, ma che rimane intangibile. Purtroppo nel volume Venom, edito diversi anni fa dalla casa editrice spagnola Norma Editorial, non sono presenti robot e ginoidi, ma solo donne in carne e ossa, in pose talvolta parecchio audaci. In aggiunta, redazionali (in spagnolo) che spiegano le tecniche dell'artista. Il volume è esaurito da tempo, ma in Italia può essere trovato da fioridiciliegioadriana@gmail.com.




venerdì 2 novembre 2018

GIAPPOMANIA


Ormai i libri sul Giappone impazzano e, viste le tante proposte, bisogna cercare di essere originali. Giappomania punta molto sulla grafica, con illustrazioni finto infantili, a corredo di una miriade di curiosità. Il libro è divertente e punta molto sui dettagli, risultando complessivamente parecchio piacevole da sfogliare e leggere saltando da un argomento all'altro, a piacere, come bambini curiosi e irrefrenabili. Attenzione, però, a non mitizzare troppo il Giappone, suggestione nella quale di tanto in tanto sembra scivolare anche questo volume. Per esempio, la visione simpatica e quasi animalista dei corvi (la pagina in questione è mostrata anche nelle immagini presenti in questo post) è smentita dai provvedimenti presi anni fa nelle grandi città come Tokyo, ove quegli uccelli sono stati sterminati perché considerati troppi, troppo chiassosi, troppo fastidiosi. La tanto decantata cortesia giapponese, poi, è frutto di consuetudini ed etichette che hanno a che fare con la forma e non con i contenuti. Dietro tutti quegli inchini e quelle apparenti gentilezze spesso c'è solo indifferenza.  In altre parole, godetevi il libro (Rizzoli, 217 pagine, 19,90 euro), ma non crediate che il Giappone sia una sorta di Paradiso terrestre, poiché ha i suoi problemi come tutti i Paesi del mondo.






BOYFRIEND di FUYUMI SORYO


Fuyumi Soryo (classe 1959) è una mangana abbastanza nota anche Italia, grazie a manga come Mars, Sole maledetto e Maria Antonietta. Uno dei suoi primissimi titoli, Boyfriend (del 1985) è però inedito nel nostro Paese. Si tratta di uno shojo che ruota attorno alla relazione sentimentale tra Masaki, promessa del basket e teppistello, e Kanako, ragazza con problemi cardiaci. L'illustration book dal titolo Boyfriend raccoglie illustrazioni legate alla serie e mostra una Soryo ancora un po' acerba e abbastanza lontana della immagini più accurate, ma anche più fredde, dei suoi titoli più recenti. Adolescenti sognanti, colori sgargianti, atmosfere da love story e uno stile grafico che ancora cerca la propria strada ma risulta già efficace, danno forma a illustrazioni davvero gradevoli e interessanti per chi vuole scoprire un lato poco noto di quest'autrice. Il libro, da tempo fuori commercio, può essere rintracciato nel mercato dell'usato. In Italia può essere richiesto a fioridiciliegioadriana@gmail.com.