sabato 25 gennaio 2020

JOJOnicle - L'arte di Araki


Mangaka dalle lontane parentele italiane, Hirohiko Araki nasce a Sendai, in Giappone, il 7 giugno 1960. Dopo aver frequentato la Sendai Design School esordisce professionalmente sul settimanale Shonen Jump della casa editrice Shueisha con la storia Armed Poker, che riceve la nomination per il Tezuka Award. Segue Mashonen bee tee (“Il ragazzo diavolo”) e, nel 1984, l'horrorifico Baoh Raihoosha (in Italia Baoh), suo primo manga tradotto in Usa e Italia. Conclusosi Baoh, Araki realizza JoJo no kimiyona boken (o The Strange Adventures of JoJo, in Italia: Le bizzarre avventure di JoJo) pubblicato sempre su Shonen Jump e tuttora in corso di svolgimento. Mostrando una particolare predilezione per le trame cupe e fantastiche, Araki costruisce storie suggestive e ricche di azione, a cui il suo tratto pesante ben si adatta, realizzando vignette e tavole in cui i corpi tesi e deformati dei personaggi, dai muscoli ingigantiti, comunicano cinematicità e potenza. Nonostante una certa discontinuità a livello qualitativo, soprattutto grafico, la produzione di Araki si fa comunque apprezzare grazie a trovate originali e a una lenta, ma continua crescita artistica.
Sua serie più nota resta Jojo, cui è dedicato il volume di cui si parla in questo post. Ne è protagonista Jonathan Joestar, appartenente a una nobile casata inglese di fine Ottocento. Un giorno la famiglia adotta Dio Brando, un ragazzo che oltre a portare un nome decisamente inusuale si rivela essere dotato di facoltà soprannaturali e un mascalzone di prima grandezza, tanto ambizioso e spietato da arrivare all'omicidio del proprio genitore adottivo. I poteri di Brando derivano dai un’antica maschera azteca custodita proprio dai Joestar, e spingono il fratellastro Jonathan a combatterlo per il resto dei suoi giorni. Ne segue una lotta che si tramanda di generazione in generazione, mescolando combattimenti e misteri, mitologia e orrore. 
Le bizzarre avventure di Jojo è quindi una lunghissima saga che si dipana nel tempo, narrando le fantastiche e tenebrose avventure dei componenti della famiglia Joestar il cui nome proprio inizia per Jo (da cui il titolo JoJo) contro il temibilissimo avversario. Davvero originale il disegno che dà forma alle vicende, cupo e opprimente ma anche affascinante e gommoso, ricco di inquadrature inusuali e di corpi che assumono pose improbabili e incredibili. Di contorno, cerature fantastiche, paesaggi esotici, costumi appariscenti, in un continuo crescendo di trovate grafiche e narrative che hanno permesso al manga di rimanere sulla breccia per parecchi anni, dando vita a più serie con titoli differenti (come Steel Ball Run). Il volume JOJOnicle è incentrato sulle mostre (Tokyo, Osaka, Parigi) dedicate alla serie, ospitando foto delle stesse, foto delle città ospitanti, intervista ad Araki e, soprattutto, moltissime illustrazioni della serie. Si aggiungono molte riproduzioni in b/n delle tavole (purtroppo di piccole dimensioni rispetto alle illustrazioni), che completano il quadro grafico di questo importante manga.
In Italia il volume può essere richiesto a fioridiciliegioadriana@gmail.com.




©Hirohiko Araki/Shueisha, Inc.

mercoledì 22 gennaio 2020

BABYSAN


Dopo la Seconda Guerra Mondiale, con i militari americani stanziati nei maggiori porti e nelle principali città giapponesi, gli intescambi culturali tra Usa e Giappone si intensificano e il disegno si dimostra un ottimo veicolatore di contenuti. I manga, per esempio, vengono utilizzati per creare manuali di conversazione utili a entrambe le parti. Qualche marmittone a stelle e strisce abile con la matita si diverte invece a immortalare il proprio periodo di leva, nonché gli usi e costumi degli indigeni. Il marinaio Bill Hume realizza molte vignette incentrate sulle fanciulle giapponesi, o Babysan, irresistibili attrazioni per i suoi commilitoni. Tratteggiando le caste bellezze giapponesi, Hume ne sottolinea anche i comportamenti e le tradizioni culturali, dando vita a una sorta di personale guida al Giappone. Molte di queste immagini vengono raccolte in volume, ovviamente dal titolo Babysan, nel 1951 dalla casa editrice nipponica Kasuga Boeki, che valorizza il tratto pulito e plastico del disegnatore e affianca a ogni vignetta un breve testo in inglese.